sabato 18 luglio 2015

domenica 05 Luglio 2015

La mia prima volta sopra i 4000

domenica 5 Luglio al Breithorn Occidentale
Da 2 anni ne parlavo con Paolo e con Mario, mi sarebbe piaciuto fare un 4000, ma c'era sempre qualcosa che lo impediva; lo scorso anno il tempo inclemente.
Quest'anno, finite le lezioni del Corso di Escursionismo della SIEL anche qualche allievo ha cominciato a parlarne e Pietro si è dato da fare per organizzare 'sto benedetto Breithorn.
Eccoci così in 4 neofiti (Barbara, Giulia, Laura ed io) con 8 compagni disponibili ad accompagnarci in cordata.
Nell'arco di una settimana ci organizziamo, attrezzatura e lezioni di movimento su ghiaccio, per qualcuno di noi è una specie di ripasso perché è già andato su neve con ramponi e picca, per altri è una completa novità.
Finalmente arriva la domenica mattina, sveglia alle 4, si fa per dire sveglia, non ho chiuso occhio per tutta notte chiedendomi come sarà il domani e se saprò comportarmi bene in cordata, se soffrirò il repentino cambio di quota per l'impianto di risalita o chissà cos'altro. Mi sono impasticcato di Diamox, mi hanno detto che è un sistema sicuro; si vedrà.
Alle 5 si parte da Gallarate, passiamo a prendere Mario, destinazione Cervinia, che raggiungiamo poco dopo le 7e30.
Scesi dall'auto mentre si aspetta la cabina del primo troncone degli impianti, ci prepariamo con ghette ed imbrago, tanto per guadagnare tempo.
La salita al Plateau Rosà fila liscia, nessun malore di quelli da me temuti, Davide mi da del drogato per aver preso il Diamox; 'sti giovani non hanno più rispetto per noi vecchietti.
4 passi e siamo al Rifugio delle guide di Cervinia dove facciamo colazione mentre Mario continua a rompere col suo "dai che si fa tardi"; una volta usciti ci leghiamo in cordate da 3, ma intanto Mario è già partito a camminare sulla pista di sci e bisogna rincorrerlo.
C'è un bel pezzo da fare stando al bordo delle piste da sci, attraversando ogni tanto le piste, facendo attenzione a non intralciare gli sciatori ed a non essere travolti da quelli che scendono come pazzi, poi c'è da passare sotto due ski-lift ed anche qui occorre un tanto di attenzione e mettersi paralleli all'impianto di risalita ed attraversare insieme per non far passare sulla corda quelli con gli sci.
E dopo un altro tratto di pista eccoci al tunnel, lo imbocchiamo in fila indiana per lasciar libero il passaggio ai discesisti; al di la del tunnel inizia la vera salita.
Davanti a noi, leggermente a sinistra si vede la meta, un bel panettone bianco con una traccia ben segnata ed evidente anche per l'enorme numero di cordate che la stanno salendo.
Più a sinistra è il piccolo Cervino e quasi dietro di noi il Cervino, stupendo.
Seguo Carlo e Monica, legato per l'imbrago, li faccio più volte rallentare o fermare, non ho fiato, inspiro profondo dal naso ed espiro dalla bocca, un passo un respiro, un altro passo un altro respiro,ma il fiato manca comunque.
C'è già qualche cordata che scende, gente che è partita presto, devono aver dormito al rifugio, non si spiega altrimenti come abbiano fatto ad essere già di ritorno.
3 ore, mi hanno detto che in meno di 3 ore saremo in cima.
Ed è vero, in 3 ore circa arriviamo sulla cima, appena dopo Mario + Giulia + Davide; non sono stato poi così incapace.
Tira vento, ci mettiamo il guscio, non fa freddo, è l'effetto del Wind Chill che genera la sensazione di freddo; anche i guanti sono d'obbligo.
Il tempo di guardare il paesaggio che ci circonda, la catena del Rosa vista da un punto inconsueto per me, le cime che da qui fatico a riconoscere se Mario e Davide non me le indicassero.
Poi si deve lasciare spazio ad altri che stanno giungendo sulla cima, Mario decide di scendere la cresta verso il Breithorn Centrale; non ho mai percorso una cresta, ho un certo timore, ma vado, se mai provo mai saprò cosa vuol dire e se sono in grado di percorrerla.
I primi passi sono incerti, vedere a fianco a me i due pendii innevati e ripidi mi fa impressione; qualche passo poi focalizzo la mia attenzione sui passi che devo fare, attenzione a dove metto i piedi, infilare con cura la piccozza per fare sicurezza, non guardare il baratro.
Ma che cavolo, guardare il baratro è eccitante, appena posso alzo gli occhi e guardo giù, spettacolo! Adrenalinico.
Ma ora che mi sono abituato al passo ed alla vista siamo già alla sella, troppo tardi per salire il Breithorn Centrale, si scende a destra.
In discesa ci sono crepacci, un saltino ed il primo è scavalcato; pochi passi ed ecco il secondo, un saltino più lungo ed anche questo è superato; credevo peggio.
E poco oltre ci sono le altre due cordate che hanno rinunciato alla crestina e sono scesi dal sentiero di salita.
Quando ci riuniamo cogliamo l'occasione per rifocillarci e poi in fretta verso gli impianti di risalita, l'ultima corsa è alle 15e30 ed il tempo vola.
La discesa è massacrante perché la neve nel frattempo è diventata veramente molle, marcia, non importa se si cammina con i soli scarponi o con i ramponi, si scivola in continuazione nella traccia ormai profonda. La piccozza è inutile, ci si tiene in equilibrio con i bastoncini.
Bisogna ripercorrere tutto il tratto in falsopiano, quello che alla mattina aveva preceduto il lungo traverso di salita alla cima; ripassiamo poco distante dal Piccolo Cervino, poi un tratto in discesa, finalmente il tunnel.
Ci fermiamo, ci sleghiamo, metto i miei 40 metri di corda nello zaino, non li ho avvolti in modo elegante e corretto ma c'è fretta mancano 20 minuti alle 15, è tardi.
Mi precipito sulle piste di sci che sono ormai deserte, solo i gatti sono al lavoro per ripristinare la neve e livellare le piste.
Raggiungo Paolo, è vistosamente in crisi, mai successo prima, nei 6 anni da cui lo conosco l'ho sempre visto in gran forma, oggi mi dice di sentirsi uno Zombi; è forse colpa della bronchite o polmonite di 2 anni fa? (scoprirò solo martedì che già stava covando una colica renale di quelle potenti).
Supero Paolo e spingo il passo per giungere il più in fretta possibile alla stazione degli impianti, ma fatico e mi rendo conto che ogni piccola asperità del terreno la vivo come una salita snervante.
Monica con passo ancora agilissimo mi supera e in breve mi distacca di decine di metri, forse cento.
Alla fine eccoci sul piazzale antistante la funivia, sono le 15e10, beviamo quello che resta nelle borracce, sistemiamo l'attrezzatura, ramponi, piccozza, cordini e moschettoni, imbrago, io avvolgo come si deve la corda di cordata e la pongo in cima allo zaino.
Prendiamo la penultima discesa, e c'è gente che ancora arriva dopo di noi.
A gruppetti saliamo sulle cabine di discesa e ci raccontiamo le impressioni della giornata.
E' un attimo essere a valle, al caldo, poi in fretta verso le auto dove ci cambiamo.
Pietro conosce un baretto fuori Cervinia dove fermarci a bere e mangiare qualcosa. Ci sono fette di salumi e pezzi di formaggio, con patatine e bocconi di pane, chi beve birra e chi panascè o semplici succhi di frutta; intanto si rianima la discussione sulla giornata.
C'è chi come Giulia e Laura ed io è entusiasta, in attesa della prossima volta, ed invece Barbara non ha provato le nostre stesse emozioni, probabilmente non sarà con noi su un'altra cima.
Sono le 17 quando ripartiamo, ed è un'odissea il rientro, coda per scendere in valle dove i lavori in corso impediscono un traffico fluido nelle 2 gallerie di Chatillon.
Ma non è tutto, l'autostrada in direzione Ivrea è intasata, incidenti rallentano o bloccano il traffico fin dopo Quincinetto.
Restiamo in contatto telefonico tra le auto, noi siamo ormai in autostrada ed coda e pensiamo di aver sbagliato a non fare la statale; gli altri sono invece sulla statale e sono anche loro fermi, bloccati all'altezza di Bard.
Arriviamo a Gallarate  alle 21e30 passate, alle 22 sono in casa ho fatto la doccia e mi accingo a cenare quando arriva la telefonata di Maria Rosa, la moglie di Mario, non ancora rientrato.
Altro giro di telefonate e scopro che sono ancora in viaggio, arriveranno a casa alle 23 passate.
Che dire? 2 ore di andata, 3 di salita, 2e1/2 di discesa e ben 6 ore per il rientro.
Eppoi c'è la notizia di un incidente sul Terrarossa e che qualche nostro amico è rimasto coinvolto, e questo lascia l'amaro in bocca.
Le cordate:
1)   Mario + Giulia + Davide
2)   Paolo + Laura + Pietro
3)   Carlo + Monica + Ermanno
4)   Nicola + Barbara + Domenico

Pietro sei un grande, hai organizzato in un batter d'occhio quello che noi non siamo riusciti a mettere insieme in anni; vai così che vai bene

le foto di Pietro le puoi vedere al seguente link
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1035231609822421&set=a.1035231469822435.1073741841.100000067763095&type=1&theater



le foto delle escursioni fatte le trovate seguendo il link alle foto

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