mercoledì 9 aprile 2014

PAFPI verso il Monte Todano

Venerdì sera, nell’Aula Rusnati dove si teneva l’Assemblea del CAI Gallarate, sul manifesto per l’Escursione Sezionale del 24 Marzo 2014 da Cambiesso al Monte Todano è comparsa la scritta “sospesa”, causa “condizioni meteo avverse”.

Questo vale per gli iscritti all’Escursione Sezionale, ma non per i PAMPI che si sono dati appuntamento per domenica alle 7 al solito posteggio.
Domenica mattina, ore 6, non sta piovendo, allora è sicuro che si va.
Ore 7, sotto una pioggia a momenti lievi ed a momenti scrosciante ci troviamo e decidiamo il da farsi: ormai ci siamo, il meteo di Consorzio LAMMA prevede tempo in miglioramento nel settore compreso tra Lago Maggiore e Valdossola.
Partiamo; la pioggia non ci molla fino a quando siamo in zona di Intragna, il tempo sembra andar via via migliorando.
Passiamo Cambiesso ed arriviamo a Gabbio; un cartello avvisa che è vietato il transito in caso di neve; non nevica, pioviggina appena appena, una cosa sopportabile quindi proseguiamo.
Troviamo sulla destra uno spiazzo adatto per lasciare l’auto (quota 1100 circa), qualche decina di metri più avanti la strada è imbiancata dalla neve; Paolo fa manovra e posteggia, scendiamo per prepararci alla camminata ed ecco che la pioggerellina si trasforma, ecco scendere i primi fiocchi che diventano presto sempre più grossi e sempre più fitti.
Ragioniamo, in realtà è Paolo che ragiona velocemente. Se lasciamo qui l’auto e dovesse continuare a nevicare? Non è il caso di posteggiare qui, potremmo correre il rischio di restare bloccati in questo posto. Decisione irrevocabile ed indiscutibile di PaRad, portiamo l’auto più in basso di un centinaio di metri dove, a quota 1000, in corrispondenza di un tornante, abbiamo visto un ampio spiazzo, c’è già posteggiata un’auto con carrellino ma dovrebbe esserci spazio anche per noi.
Detto fatto, risaliamo in auto e ci spostiamo, posteggiamo, ci scarponiamo, appendiamo ciaspole e bastoncini agli zaini, copri zaino a coprire tutto, zaini in spalla, ombrello aperto e via per la strada asfaltata che si sta imbiancando.
La spolverata di neve diventa presto uno strato consistente, arriviamo al luogo che avevamo scelto come posteggio iniziale che già ci sono alcuni centimetri di neve, la situazione merita qualche fotografia e così lungo il percorso ci fermiamo per qualche scatto; in prossimità di un tornante dove c’è una fontanella con una panca ed una riserva d’acqua a mo’ di piscina c’è sulla sinistra l’imbocco di un sentiero che porta alla nostra meta, ma non lo prendiamo.
Continuiamo ancora fino alla Cappella Porta a quota 1130 circa, subito prima dell’ampio posteggio, impraticabile per la neve accumulatasi durante l’inverno, si stacca a sinistra un sentiero a gradini.
Non è il caso di fare fatica inutile e poi siamo venuti per ciaspolare, e ciaspole siano, le inforchiamo e ripartiamo sul sentiero.
Camminiamo calmi sotto la neve, siamo solo in 5 e non ci sono mete da raggiungere a qualsiasi costo, non è neppure una ricognizione è una uscita tra amici, si cammina chiacchierando.
Saliamo nel bosco fino a1170 metri dove ci troviamo ad attraversare una zona scoperta e battuta dal vento, avanziamo con gli ombrelli posti in orizzontale a proteggerci dalla neve sferzante come se fossimo antichi guerrieri con i nostri scudi; le folate a tratti cambiano direzione e gli ombrelli si rivoltano (se fossimo in Lombardia si direbbe che si sverzano), decido di chiuderlo e proseguo con la neve che mi si infila sotto gli occhiali, tanto da impedirmi di tenere aperti gli occhi.
In fondo al dosso c’è un villaggetto. ci raduniamo li e qualcuno mi avverte che non ho più il coprizaino, la tormenta me l’ha strappato via e neppure me ne sono accorto, torno indietro e lo ritrovo, è rimasto incastrato tra alcuni rami di un arbusto.
Ci fermiamo a prendere fiato perché questo vento è micidiale, poi di nuovo in cammino verso le baite più avanti, sappiamo che ci sono ma non le si vede per la neve che turbina intorno a noi.
E dopo questo piccolo agglomeratodi case ce n’è ancora uno che si chiama Sunfai (1212), è preceduto da un masso su cui è posta la riproduzione in ferro di una antica incisione risalente a 3600 anni fa.
Proseguiamo e giungiamo al villaggio più grande (1260), qui ci sono case che in estate sono sicuramente abitate, case di vacanza forse; porte e finestre sono sbarrate da inferiate; attraversiamo il villaggio e continuiamo, “ancora un poco e poi torniamo”, ce lo stiamo dicendo da quando abbiamo incontrato le prime folate di vento.
Non seguiamo quello che dovrebbe essere il sentiero, che attraversa il villaggio, passiamo in mezzo ad alcune case e prendiamo per la linea di massima pendenza, non ci vuole molto ad arrivare all'agglomerato di rovine che si credeva un villaggio.
Ci fermiamo giusto il tempo di curiosare tra i muri diroccati poi prendiamo la via del ritorno; non è pensabile di continuare verso il Todano, dovremmo percorrere tutta la dorsale in balia di questo vento che soffia fortissimo.
Ed è tormenta di neve quella che ci accompagna nella discesa; questa volta dopo un breve tratto di fuoritraccia decidiamo di seguire il sentiero; possiamo dal villaggio e proseguiamo fino a Sunfai, decidiamo di proseguire fino al villaggio successivo dove potremo fermarci al coperto di qualche tettoia per consumare lo spuntino che ci siamo portati nello zaino [foto]. Troviamo un riparo tra 2 case e posati gli zaini ci rifocilliamo; la sosta è breve, ripartiamo ed attraversiamo quel tratto dove il vento si era impadronito del mio coprizaino; tocca a Pietro rincorrere il coprizaino di Liviana strappato via dal vento.
Ha smesso di nevicare, riprendiamo la discesa ed in poco tempo siamo al posteggio innevato; togliamo le ciaspole, le liberiamo dalla neve che si è ghiacciata alla base e le leghiamo agli zaini, copriamo il tutto con il coprizaino e torniamo all'auto.
Una volta spostata l'auto decidiamo che non è il caso di cambiarci completamente, cambiamo solo gli scarponi, poi subito in auto e via.
Ci fermiamo in un bar dove tra caffé, cioccolata, tortina di frolla e birra ripercorriamo a parole quanto abbiamo fatto oggi; chissà come ci chiamerà ora Mario, oggi è stato ben oltre che PAMPI.

Allora possiamo dire che è stata proprio una gita da PAFPI, non ci siamo cambiati nome siamo sempre PAMPI ma oggi è più azzeccato definirci PAFPI ovvero Po’ Anca Fiucà Partisum Istes.

  
L'escursione è stata diretta da Paolo Radice ed Ermanno
   ci hanno fatto buona compagnia alcuni amici del CAI di Gallarate 


potete seguirci con l'immaginazione guardando le foto scattate



le foto delle varie escursioni fatte in precedenza le trovate seguendo il link alle foto

1 commento:

  1. Completo e dettagliato il post rende a pieno l'idea! Ringrazio gli amici del CAI di Gallarate per la bella giornata passata insieme.

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