mercoledì 31 ottobre 2012

Gigi aveva ragione

Per un giorno Gigi è uno del PAMPI
28/10/2012 verso il Moregallo

Siamo solo in 8, pochi si sono iscritti all'escursione di Gigi e Martino, ed alcuni hanno dato forfait al sabato  sera ed alla domenica mattina; il motivo è chiaro a tutti, è annunciata pioggia certa.
Gigi dice che secondo i modelli meteo non dovremmo trovare acqua, ma è previsto qualche fiocco in quota e durante la giornata il tempo dovrebbe andare migliorando.
Ora possiamo dire "Gigi aveva ragione".
Partenza dal solito parcheggio, con un leggero ritardo dovuta alla vana attesa di Martino.
Imboccata l'autostrada a Busto Arsizio vediamo il cielo davanti a noi promettere bel tempo, la coltre di nuvole si squarcia ed appare un cielo azzurro che fa ben sperare per la nostra escursione.
Ci si muove svelti in due sole auto, non ci sono soste caffè, si arriva presto al punto di parcheggio a Valmadrera, dove taro l'altimetro a 300 m.
Scesi dall'auto ci accoglie un forte vento da Nord Ovest che subito ci intirizzisce.
Si parte in gruppo ma subito ci sgraniamo, c'è chi ha un passo decisamente diverso dal nostro.
Il sentiero ci porta rapidamente in quota; intorno ai 500 mt. troviamo un primo ricovero fatto a mò di grotta, ed intanto il vento è ancora forte.
Arriviamo al Sasso di Preguda, un masso erratico che fa da parete alla piccola chiesa di S. Isidoro, siamo a 650 mt. ed il vento si è rinforzato.
Pochi minuti di sosta poi riprendiamo il cammino, cade qualche granello di acqua ghiacciata, è come grandine finissima, si adagia sui nostri gusci con un lieve ticchettio, il vento si fa ancora più forte ed a tratti rende incerto il passo.
Eccoci ad un altro ricovero, ormai nevica decisamente, il terreno si fa più impegnativo, più ripido e ci sono diversi passaggi con roccette che ci costringono ad appoggiare le mani.
Saliamo, sempre sotto la neve fino alla bocchetta di Preguda prima e di Sambrosera poi, l'altimetro segna 1150.
Ci affacciamo dalla Bocchetta ed il vento ci sferza forte, la neve impedisce la visuale, decidiamo di tornare sui nostri passi.
Nello scendere troviamo neve fino a bassa quota, in alcuni punti ne ha accumulato quasi 10 cm.
Oggi bisogna ammettere che "Gigi aveva ragione" in effetti non ha piovuto.
Bella la prima uscita sotto la neve, forse prevedibile ma non scontata.
Abbiamo cominciato in bellezza il periodo invernale 2012-2013.

 
   L'escursione è stata diretta da Gigi Sironi
  

potete seguirci con l'immaginazione guardando le foto scattate

da Ermanno
e da Paolo


le foto delle varie escursioni fatte le trovate seguendo il link alle foto

domenica 29 luglio 2012

22 Luglio 2012 in 9 al Rifugio Mezzalama

 Ermanno e Paolo sostituiscono Ivano e Moreno come direttori dell'escursione

Ritrovo e partenza puntuale alle 6°° dal piazzale Carrefour-K2 di Gallarate.
Alle 8,30 ci incamminiamo da St.Jaques di Champoluc (1695 m.s.l.m.).
Alla Cappelletta di Blanchard seguiamo le indicazioni del sentiero 7 che ci guideranno fino al Rifugio.
Il sentiero inizia subito al di la del ponte sul Torrente di Verra e fino a Beau Bois (1920 m.s.l.m.) è lastricato ed in parte a gradoni, per divenire poi un classico sentiero nel bosco fino a sbucare a 2050 al Pian di Verra Inferiore (2050 m.s.l.m. / 1h15'), che percorriamo quasi per tutta la sua lunghezza fino a quota 2085 dove svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il Lago Blu (2212 m.s.l.m.), che viene presto raggiunto.
Si prosegue il cammino tenendoci a sud del lago, su un sentiero ben tracciato ma poco segnalato;
oltrepassata la prima morena (quella sulla destra dell'alveo del ghiacciaio, ormai di parecchio arretrato) si supera un ponticello sul torrente, si risale sulla seconda morena (quella di sinistra); il sentiero con poco dislivello conduce all'inizio del Pian di Verra Superiore ove arrivano le Jeep che fanno servizio navetta per coloro che non vogliono fare a piedi il primo tratto di strada; si percorre un tratto di strada sterrata, circa 6 o 700 metri poi si torna sul sentiero che si stacca a sinistra (2280 m.s.l.m. / 2h) e prosegue sul fianco esterno della morena.
Piano piano si risale il fianco fino a raggiungere la cresta della morena a circa 2590 m.s.l.m. / 2h45'; poco dopo si intravede il Rifugio Mezzalama. Occorre  ancora 1h15' per raggiungelo a quota 3004 m.s.l.m.
Al nostro arrivo il rifugio è già pieno di escursionisti, ci tocca stare all'esterno e tira un'aria frizzante che ci obbliga ad indossare pile e guanti.
Si pranza al sacco, seduti su calde rocce. Mentre attendiamo l'arrivo degli amici, che partiti il giorno prima hanno pernottato al Rifugio delle guide d'Ayas ed in mattinata hanno raggiunto chi il Polluce e chi il Castore, lasciamo un ricordo sul libro del rifugio, se ne incarica Filippo Rizzo.
Una volta arrivati facciamo loro festa e complimenti, poi alle 14,30 si riparte tutti assieme, si scende rapidi.
Al Pian di Verra Superiore lasciamo gli alpinisti che con i pesanti zaini scenderanno con la jeep.
In prossimità del Lago Blu scorgiamo dei camosci, ed il blu del lago ci appare di un'unica tonalità irreale, sembra una macchia di colore su un quadro di Giuseppe.
Il tempo di una foto di gruppo e poi nuovamente in cammino, rapidi.
Giungiamo a St.Jaques giusto in tempo per un ultimo saluto ai giovani alpinisti, sono le 17 appena passate, siamo stati rapidissimi, poco meno di 3 ore per la discesa, non male.
Ci cambiamo, una birra e poi verso Gallarate.
Giornata piacevole, escursione riuscita, tutti alla meta, vista mozzafiato, cosa si può voler di più? ......

potete seguirci con l'immaginazione guardando le foto scattate



le foto delle varie escursioni fatte in precedenza le trovate seguendo il link alle foto

08 Luglio 2012 Ricognizione Rimella - Bocchetta di Rimella (o di Campo)


doveva essere una ricognizione

Si doveva essere in un paio giusto per rinfrescarci le idee sulla strada da fare, poi si sono aggiunti altri "tanto per non passare a casa la domenica" ed eccoci in 8 sul percorso Rimella - Bocchetta di Rimella.

La giornata non è un granché, non sa di nulla, il cielo non sa di sole e non sa di pioggia, è semplicemente grigio con qualche sprazzo di azzurro, si parte sul presto perchè così si era deciso per evitare di soffrire il caldo che in questi giorni è veramente insopportabile.
A Borgosesia ci accoglie la pioggia che è dapprima fine fine e diventa poi uno scroscio forte e poi torna fine fine; ci domandiamo se è il caso di continuare ma verso le montagne si nota qualche segno di miglioramento ed infatti dopo poco smette di piovere. Arriviamo a Varallo, poi a Rimella e posteggiamo in frazione Chiesa, non piove ma l'aria è fresca ed umida, indossiamo una giacca impermeabile, prima sorpresa è l'impossibilità di visitare la chiesa che è aperta giusto il tempo per le funzioni domenicali, dicono che sia una delle più belle della valle ma colpa dei furti d'arte è sempre chiusa. Non ci resta che incamminarci sul sentiero dei Walser, il segnavia da seguire è Sentiero2
Saliamo  lentamente passando a fianco della Posa dei Morti, vecchia costruzione in cui nel periodo invernale venivano posti i defunti in attesa che si potesse passare la Bocchetta per poterli inumare nel cimitero di Campello; attraversiamo vecchi villaggi fino a raggiungere la Bocchetta di Rimella o Bocchetta di Campello.
C'è uno spiazzo poco sotto la croce, è munito di un tavolo in pietra, ci fermiamo per pranzare e per farci un caffè espresso, si dico proprio un caffè espresso, non un caffè portato in un termos e neppure uno liofilizzato, facciamo bollire l'acqua e la mettiamo in un aggeggio in cui viene fatta pressione per far scendere l'acqua bollente attraverso una cialda e così otteniamo un caffè con tanto di schiuma; manca la correzione, la prossima volta dovrò organizzarmi meglio.
Quindi dopo la foto di gruppo iniziamo la discesa che ci porta all'alpe Pianbello, dove comperiamo dei formaggi fantastici sia di capra che di vacca e poi più giù ancora portiamo i nostri saluti agli ospiti della Baita CAI di Borgomanero (1801 m.s.l.m.).
Proseguiamo verso l'Alpe Sinanecca, perdiamo e ritroviamo il sentiero più volte, poi giù verso l'Alpe Ratte, l'Alpe Var e l'Alpe Van, da qui a S.Gottardo ad ammirare la chiesa (ovviamente chiusa) e di seguito verso Chiesa dove saliamo in macchina e ripartiamo verso casa.
In conclusione: il tempo è stato clemente, la camminata piacevole, tutti soddisfatti.
 
   L'escursione è stata diretta da Liviana con l'aiuto di Ermanno
   ci hanno fatto buona compagnia alcuni amici del CAI di Gallarate


potete seguirci con l'immaginazione guardando le foto scattate



le foto delle varie escursioni fatte le trovate seguendo il link alle foto

lunedì 7 maggio 2012

PAMPI verso il Mars



E' valso la pena osare, e siamo stati premiati.
Audaces fortuna iuvat

La scuola di escursionismo SIEL ha in programma, per domenica 6 Maggio, l'escursione "autogestita dagli allievi"; tutti gli accompagnatori ed i collaboratori disponibili si sono impegnati a seguire gli allievi in qualità di gitanti accompagnati.
Man mano che la domenica si avvicina i bollettini meteo si fanno sempre più minacciosi, la meta dell'escursione è ai Corni di Canzo e su tutta l'alta Italia è previsto non tempo brutto ma pessimo.
Già da giovedì qualche "capogita" annuncia l'intenzione di rinunciare, per sabato hanno rinunciato tutti.
E' così che nel pomeriggio di sabato ci si messaggia tra noi del PAMPI, cosa fare domenica? si va o si resta? decideremo domattina, "ci sentiremo alle 6,45".
Ma la voglia di camminare è tanta, sono settimane che siamo fermi, tra la Pasqua, il maltempo, la scuola di escursionismo con le uscite per "orientamento a Cuasso al Monte" e per "nodi e manovre al Devero", è da un mese che non ci muoviamo seriamente.
Alle 6,34 della domenica il primo sms recita: "Ciao, il meteo dice che ad ovest il tempo è migliore, io sarei dell'idea di partire e di decidere la meta durante il viaggio " gli fa eco " Va bene, alle 7,30 al K2?" e per chiudere rispondo "Si, penso io ad avvisare gli altri 2"; detto fatto, altri 2 sms ed il gruppo è formato.
Mentre si viaggia verso ovest Paolo propone la zona di Biella, la scelta cade su Oropa e le montagne alle sue spalle; si arriverà fino a dove il tempo ed il terreno consentiranno di arrivare, sta bene a tutti.
Siamo ad Oropa, decidiamo di salire in cabinovia ed intanto che saliamo ci informano che il rifugio al Monte Camino è chiuso, allora val la pena di andare verso il Monte Mars.
Lasciamo la stazione della cabinovia, passiamo a fianco all'Albergo Ristorante Savoia e ci dirigiamo verso il Lago del Mucrone, le nuvole nascondono il paesaggio; e già stiamo pestando la neve, "a saperlo mi sarei messa i miei Meindl Piz Palu" dice Liviana.
La neve è ancora davvero tanta, quando in pianura pioveva, negli scorsi giorni, qui nevicava ed in certi punti anche i cartelli segnavia sono stati interamente coperti.
Paolo si mette in testa alla piccola carovana e procede non proprio velocemente per la difficoltà a trovare indicazioni sulla via da seguire; ogni tanto appare qualche traccia di vernice bianco/rossa a volte bianco/gialla, in certi tratti seguiamo orme ormai labili di chi qualche giorno prima ha percorso il medesimo sentiero.
Ci fermiamo a toglierci chi il pile chi il guscio, intanto sotto di noi il Lago del Mucrone appare bianco e gelato e sopra noi un pallido sole si fa strada tra le nubi ed ha comunque la forza per gettare le nostre ombre sulla neve.
Salendo si trovano zone non completamente innevate, forse l'esposizione, forse il terreno roccioso, e qui si alzano gli ometti che ci indicano la strada da seguire.
Giungiamo ad un tratto in cui è posta una corda per aiutare a superare le roccette scivolose, 15 metri di corda fradicia, giuntata in più punti con dei doppi inglesi, si supera facilmente e proseguiamo fino alla cresta che divide il versante sud da quello nord.
Una rapida occhiata ci fa capire che oltre quel punto la neve è veramente tanta e senza ciaspole diventa faticoso procedere, meglio porre termine alla nostra salita.
C'è un bel roccione su cui possiamo fermarci ed aprire i nostri zaini per estrarre panini e formaggio grana "48 mesi" ed una birra e frutta e verdura e biscotti e cioccolato al caffè.
Il cielo intanto si è aperto un poco e si colora di azzurro ma non dura molto, lo squarcio azzurro si richiude e appare una foschia sempre più densa che ci consiglia di tornare sui nostri passi.
Con calma, senza fretta sistemiamo gli zaini e ci incamminiamo verso valle.
I punti dove per salire ci eravamo aiutati con le mani ora in discesa sembrano più insidiosi, Paolo ed io abbiamo già pensato a tenere a portata di mano 2 spezzoni di corda, li giuntiamo, prepariamo una semplice imbragatura con una fettuccia ed un moschettone, tanto per dare sicurezza alle due ragazze, e scendiamo senza alcuna difficoltà i tratti che potevano sembrare insidiosi.
A metà della discesa ci coglie una leggera pioggia gelata che ci obbliga a indossare le giacche impermeabili e coprire gli zaini, è continua ma non bagna, ogni granello rimbalza e cade a terra, come fosse grandine minuscola.
Giungiamo infine sul tratto piano, in vista degli impianti e dell'albergo, incrociamo un gruppo di giovani donne che ci squadrano come fossimo marziani ( forse sarebbe più corretto dire MARSiani).
Prendiamo nuovamente la cabinovia, questa volta in discesa, e cerchiamo inutilmente di individuare il percorso della ferrata Nito Staich che per tre di noi è stata l'iniziazione alle ferrate, ma non c'è verso, troppa foschia impedisce di vedere il terreno sotto di noi.
Eccoci infine a valle, l'escursione è finita, ne è valsa la pena, abbiamo "forse" un nuovo PAMPI, Maristella pare si sia trovata bene anche con questo tempo.



mercoledì 7 marzo 2012

al "Point de la Pierre" in Val di Cogne con Gigi

Siamo partiti presto, con un programma ambizioso,1250 mt di dislivello con le ciaspole, il viaggio è andato via liscio che di più non si poteva chiedere, poco traffico e tempo decente, solo qualche incertezza nell'ultimo tratto di strada per colpa dei navigatori satellitari che vogliono sempre dire la loro, anche quando l'autista conosce bene la strada.
Posteggiate le auto abbiamo percorso poche decine di metri sull'asfalto e poi abbiamo imboccato subito il sentiero innevato e, calzate le ciaspole, abbiamo seguito Gigi, che per l'occasione ha inforcato gli sci.
Il percorso scelto da Gigi si snoda nei boschi ed è una salita continua che taglia ripetutamente la carrareccia.
Sempre in salita, senza respiro, senza mai veder che il sentiero si spianasse, fino alle prime baite e poi ancora su, il gruppo si sgrana, Gigi è sempre davanti, lo seguono da vicino Rossano e Paolo e Francesco, altri restano un poco indietro ed infine arrivo io "la scopa".
Finalmente un punto in cui ricompattare il gruppo prima dell'ultimo tratto, già si intravede la meta, ripartiamo dopo pochi minuti di sosta.
Comincia a far caldo e le ciaspole affondano leggermente, ma il bello è vedere le impronte lasciate da altri ciaspolatori, sono in rilievo perchè una volta compattata la neve indurisce ed il vento scava attorno e lascia integra la parte pressata.
Io proseguo ancora per una mezz'ora poi mi si rompe una ciaspola, decido di non proseguire perchè affonderei con i soli scarponi, mi fermo al riparo di un masso e seduto sulla neve consumo il mio spuntino mentre aspetto che gli altri scendano.
intanto loro proseguono ed arrivano in cima, e fanno foto ricordo, poi per il vento ed il freddo si incamminano verso valle.
Gigi mi raggiunge presto per informarsi sulla mia debacle, poi via verso il basso.
Tutti sono più veloci di me, io ad ogni passo affondo, e progressivamente la neve si fa più molle ed io affondo sempre più, arrivo al punto dove già mi avevano atteso durante la salita, loro stanno pranzando ora.
Anche questa volta non ci si ferma molto, il tempo di azzannare un panino, bere un te caldo, e poi giù verso valle.
Non ci vuole molto a capire che sarò l'ultimo ad arrivare, man mano che scendo la neve è sempre più cedevole ed io affondo sempre di più, alla fine mi ritroverò ad ogni passo ad affondare fino alle ginocchia, una fatica mai provata.
Dopo  qualche centinaio di metri mi volto e vedo che Francesco è indietro e sta facendo compagnia a Giorgio che è in lieve difficoltà; gli sono saltati addosso i postumi dell'influenza appena passata, non è ancora in forma ed ha fatto un vero strapazzo.
Rallento, li attendo e poi scendiamo insieme; non me la sento io di scendere sprofondando ancora nella neve ed anche lui gradisce di continuare la discesa sulla carrareccia ben battuta, Francesco e Liviana ci fanno compagnia. Alla fine della discesa avremo impiegato 3/4 d'ora in più degli altri che "quasi" impazienti ci attendono alle auto.
Neppure ci cambiamo noi, ci fiondiamo in auto e si riparte, sosta all'autogrill per una birra e poi a casa.


 
   L'escursione è stata diretta da Gigi Sironi e Paolo Radice
   ci hanno fatto buona compagnia alcuni amici del CAI di Gallarate


potete seguirci con l'immaginazione guardando le foto scattate



le foto delle varie escursioni fatte in precedenza le trovate seguendo il link alle foto

martedì 28 febbraio 2012

Tutto diverso dal programma e dalle previsioni

Per il 5 febbraio era in programma la ciaspolata a Salecchio per la Candelora 
ma anche quest'anno è stata annullata la festa e di conseguenza la ciaspolata;
il meteo dava come previsione freddo intenso, con minime inferiori ai 10 sotto zero.
Eccoci allora alla ricerca di una meta alternativa, la scelta cade sul Monte Cornizzolo nel triangolo lariano in prossimità di Lecco, la vicinanza del lago dovrebbe mitigare il freddo.
Il dislivello è nell'ordine dei 1000 metri e questo convince Paolo ad essere dei nostri; Ugo che era il direttore dell'escursione a Salecchio ha nel frattempo preso altri impegni così io passo da vice a direttore e Paolo unico altro qualificato diventa vice. Solo convenzioni perchè come al solito lui galoppa davanti e come al solito io chiudo la fila.
Siamo 6 gatti ed 1 cane (Violetta).
Si parte dal solito posteggio, questa volta in perfetto orario e senza soste intermedie arriviamo a Civate dove troviamo posto per lasciare le 2 auto.
Tutta Civate è costellata di indicazioni per salire a S.Pietro in Monte.
Posteggiamo, calziamo gli scarponi, zaino in spalla, facciamo qualche centinaio di metri su strada asfaltata poi ci infiliamo nelle vecchie stradine che sbucano ancora su strada asfalta, proseguiamo seguendo le indicazioni presenti ad ogni incrocio ed eccoci sulla mulattiera che percorrendo la Valle dell'Oro porta dalla frazione Pozzo (359 m.sl.m.) all'Abbazia di S.Pietro (663 m.s.l.m.).
Sul sentiero, lastricato ed innevato, incontriamo cappellette votive com'è naturale che sia su un percorso che è stato a lungo una via di pellegrinaggio.
Si sale con pendenza continua, mai eccessiva, il caldo si fa sentire presto la temperatura è 3 o 4 gradi sopra lo zero, alla faccia delle previsioni che davano una massima di -7 per il primo pomeriggio; ripetutamente ci fermiamo per toglierci qualche indumento.
Il sentiero è già stato ben battuto, le ciaspole non servono, i ramponi neppure.
Ad ogni bivio è presente un palo con frecce indicatrici metalliche che riportano il numero del sentiero e la destinazione, e spesso è presente anche una cartina plastificata che riporta la posizione in cui ci si trova oltre ad altre utili informazioni.
La SEC (Società Escursionisti Civatesi) ha fatto davvero un buon lavoro.
Facciamo una breve sosta al complesso di  S.Pietro in Monte, c'è molta gente giunta fino a qui per visitare il complesso o per partecipare alla messa.
Riprendiamo il cammino dopo aver dato un'occhiata ed aver stabilito che ci si dovrà tornare per una visita accurata.
La strada da percorrere è ancora molta ma tra una chiacchiera e l'altra il tempo vola e non ci si accorge della distanza e del dislivello fatti.
Superiamo un tratto di sentiero con roccette e poco dopo giungiamo al Rifugio SEC Marisa Consiglieri (1090 m.s.l.m.) che già avevamo ammirato da lontano poco dopo la partenza.
Giusto il tempo di ricompattare il gruppo che si era sgranato durante la salita, di coprirci con la giacca imbottita, Lucrezia mette i ramponi e Giorgio mette le racchette da neve, poi via verso la cima del Cornizzolo.
Tira un poco di vento ed il piumino si fa apprezzare; ci vuole poco più di 1/2 ora per giungere in vetta (1240 m.s.l.m.).
Scattiamo la solita foto di gruppo e poi si scende al rifugio; l'escursione ha raggiunto il suo obbiettivo ma qualcuno decide di raggiungere il Monte Rai, sulla strada del ritorno ci si ritrova al Rifugio Consiglieri quando sono ormai le 14 per pranzare e riscaldarci un poco.

Dislivello sulla carta = 880 mt al Cornizzolo + 200 per il Monte Rai
Distanza percorsa Andata + Ritorno =   km circa
Tempo di salita = 2,1/2  ore al Cornizzolo + 50' al Monte Rai
Tempo di discesa = 2  ore
Percorso stradale Gallarate - Civate Andata + Ritorno = 190 km circa
 
   L'escursione è stata diretta da Ermanno e Paolo Radice
   ci hanno fatto buona compagnia alcuni amici del CAI di Gallarate e Violetta la meticcia di Lucrezia


potete seguirci con l'immaginazione guardando le foto scattate



le foto delle varie escursioni fatte in precedenza le trovate seguendo il link alle foto



sabato 28 gennaio 2012

Monte Bisbino da Sagno (TI - CH)

da un'idea ricorrente ed insistente di Liviana.
Partenza da Gallarate, dopo aver atteso inutilmente colui che doveva guidarci sulla strada e sul sentiero.
Si entra in Svizzera passando la dogana al Gaggiolo, poi avanti fino a Mendrisio; qui chiedo indicazioni ad una guardia che con poche chiare parole ci indica come arrivare a Sagno.
Seguiamo la segnaletica per Val Muggio fino a quando sulla destra troviamo la deviazione per Sagno.
In paese c'è un ampio posteggio (693 mt), all'ingresso del piazzale c'è un tabellone con una carta della zona e di fronte c'è un palo con le frecce indicanti i vari percorsi, 2 in particolare che conducono al Monte Bisbino, il primo indicato come sentiero panoramico>, l'altro come strada forestale>.
Optiamo per il sentiero panoramico perché come direzione, secondo le cartine in nostre mani, ci pare quello che ci dovrebbe portare sul crinale; ed infatti così è.
Percorriamo un tratto di strada asfaltata, costeggiamo la chiesa di S.Michele; poche centinaia di metri più avanti la strada si trasforma in un comodo sentiero selciato.
Giunti in cresta svoltiamo a destra e dopo pochi metri ecco le 3 croci che ricordano i fatti di sangue del 1843.  "Tre croci di legno testimoniano pellegrinaggi parrocchiali verso il santuario del Monte Bisbino, nonché gli episodi tragici passati alla storia come “i fatti del Bisbino”. Si racconta che il 2 luglio 1843, di ritorno dalla festa del Bisbino, vi fu uno scontro tra fazioni politiche opposte, che sfociò nell'omicidio di un certo Carlo Casartelli, detto Ballin, Carabiniere di Chiasso. Nei giorni successivi durante alcune rappresaglie furono uccisi il parroco di Bruzella, Don Michele Cereghetti, e il panettiere Antonio Ferrari. Secondo alcune informazioni, le tre croci che caratterizzano la zona, ricorderebbero le vittime di questi fatti." (tratto da...)
Torniamo quindi sui nostri passi in direzione del Bisbino, il sentiero si biforca subito e teniamo quello di sinistra contrassegnato da marcatura bianco-rosso-bianco, che ci porta a camminare sulla linea di confine tra Italia e Confederazione; ancora visibili alcuni resti delle opere di sostegno della rete che divideva le Nazioni e che doveva impedire il passaggio agli spalloni (contrabbandieri).
Proseguiamo in lieve costante salita fino a giungere a Pra Piano, da qui uno sguardo verso l'arco alpino, ad ovest si vede il Rosa, forse la punta del Cervino, sicuramente in lontananza il Monviso e poi la catena prosegue verso sud trasformandosi negli Appennini, la pianura lombarda intanto va liberandosi dalla bruma, ecco allora in lontananza apparire alcune alte costruzioni, i grattacieli di Milano, poi i laghi, quello di Varese ed il Ceresio.
Ritorniamo in cammino, sul crinale siamo investiti da un vento fortissimo, freddo, di tramontana, anche se si prospettava una bella giornata abbiamo fatto bene a portarci la giacca impermeabile.
Giungiamo così all'Alpe Cavazza, il gruppo s'è sgranato, alcuni si sono attardati a far foto, altri se ne sono andati rapidi verso il Bisbino.
Enrica con Linda e Lucrezia, seguendo il consiglio di chi già sta scendendo dal Bisbino, decidono di passare dall'Alpe Bocc che è meno innevato perchè ben esposto al sole; gli altri proseguono per il sentiero classico e si ritrovano a camminare su terreno ricoperto da ghiaccio nascosto a tratti da una spolverata di neve caduta il giorno precedente; i bastoncini sono comunque sufficienti per garantire sicurezza nei movimenti.
Ormai la meta non è lontana, si giunge prima allo spiazzo dove finisce la strada che sale da Cernobbio (passando da Rovenna - Madrona)  poi ancora qualche decina di metri di dislivello ed eccoci sul piazzale della chiesa.
Ci sistemiamo alcuni sui gradini del sagrato altri sull'erba ancora presente in un angolo riparato dal vento, si pranza al sacco e si scambiano battute, qualcuno si crogiola al sole, altri bevono un caffè od un grappino al rifugio posto alle spalle della chiesa, poi ancora uno sguardo al paesaggio e quindi si scende finché c'è luce..
Dallo spiazzo del parcheggio scendiamo diretti verso l'Alpe Bocc, sperando di trovare un sentiero che ci porti direttamente verso il sito delle 3 croci, ma vista l'ora non ce la sentiamo di fare varianti sconosciute, optiamo per rifare il sentiero della mattina.
Poco dopo l'alpe Cavazza Francesco propone di prendere la strada forestale che si stacca sulla destra, accolgo la proposta perché il sentiero è più ad ovest e più basso rispetto a quello fatto in salita, saremo quindi più riparati dal vento che oggi è forte in cresta.
Scendiamo in un bel bosco, la quasi assenza di foglie favorisce un percorso ancora soleggiato, ad un bivio decidiamo di tenere la sinistra in direzione della parte alta di Sagno, sbuchiamo infine sulla medesima strada asfaltata fatta alla mattina; poche centinaia di metri in discesa ed eccoci alle auto.
Ci si cambia, si attendono i soliti ritardatari, ci si saluta calorosamente e poi via verso casa.

Dislivello sulla carta = 630 mt; nella realtà con i vari sali scendi abbiamo salito 650 mt
Distanza percorsa Andata + Ritorno =  km circa
Tempo di salita = 2,1/2  ore, prendendosela comod
Tempo di discesa = 2,1/4  ore, sempre prendendosela abbastanza comoda
Percorso stradale Gallarate - Sagno  Andata + Ritorno = 100 km circa
 
   L'escursione è stata diretta da Ermanno e Liviana
   ci hanno fatto buona compagnia alcuni amici del CAI di Gallarate e Violetta la meticcia di Lucrezia


potete seguirci con l'immaginazione guardando le foto scattate



le foto delle varie escursioni fatte in precedenza le trovate seguendo il link alle foto


venerdì 13 gennaio 2012

Blog di ErBaGalCAI

13 Gennaio 2012 do vita oggi a questo mio Blog
un certo numero di domande si impongono e cercherò di dare risposta esauriente a ciascuna di esse
1) D: perché questo Blog?      R: per condividere con gli amici le mie attività, le passioni che ci accomunano.
2) D: quali gli argomenti che verranno trattati?      R: escursionismo, fotografia, ma anche tutto ciò che potrò condividere con gli altri, ma vorrei evitare di parlare di lavoro, di argomenti personali, di politica e religione.
3) D: perché questo strano nome?      R: perché all'inizio di novembre del 2010 un gruppo di amici è stato soprannominato PAMPI per l'abitudine di praticare escursionismo sempre, qualsiasi condizione atmosferica ci fosse (e PAMPI = Piovesse Anche Molto Partiamo Intrepidi era originariamente l'acronimo di un più volgare "Piuves Anca Merda Partisum Istes").
4) D: e cosa vuol dire ErBaGalCAI?      R: questa è l'abbreviazione utilizzata in origine per pubblicare le foto su Picasa è originato dalle prime lettere di Cognome-Nome-Gallarate-CAI (Club Alpino Italiano).
5) D: e dove si possono andare a vedere quelle fotografie?      R: continuo a pubblicarle al link di seguito riportato.   www.picasaweb.google.com/ErBaGalCAI
la raccolta di album viene periodicamente aggiornata con la pubblicazione di nuovi album relativi alle escursioni a cui partecipano i membri del PAMPI, sia con foto mie che con quelle d'altri.

vi aspetto numerosi ed assidui su queste pagine.  ciao a tutti   ErBa1950